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Cosa cambia con la Brexit per gli italiani?

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Cosa cambia con la Brexit per gli italiani?

Una rubrica su ciò che cambia per gli italiani dopo la brexit

Dopo la laurea ad Oxford, sto trascorrendo il mio gap year (anno sabbatico) in Italia (sono mezzo italiano), da Tels dove mi occupo di progetti legati alle vacanze studio e a The Original History Walks® (uscite didattiche per la scuola in lingua inglese).
Spesso, in pausa pranzo, i colleghi mi chiedono la mia opinione sulla Brexit e quindi ho deciso di tenere una rubrica qui sul blog Tels in cui cercherò di riportare tutte le notizie legate a cosa cambierà per gli italiani dopo la Brexit.

Ci sono ancora tante domande senza risposta per chi vuole andare in Inghilterra. Quali documenti serviranno dopo la Brexit? Servirà il passaporto per gli italiani, o basterà la carta d’identità? Come funzionerà la prenotazione dei voli? Cosa cambia per gli studenti stranieri in Inghilterra?

Ancora non sappiamo tutte le risposte, intanto, partiamo facendo un po’ di ordine su ciò che sta accadendo in Parlamento a Londra.

Brexit notizie – 4 marzo

L’opzione ‘no deal’ (nessun accordo) meno probabile

Manca meno di un mese al ‘Brexit day’, il 29 marzo e, rispetto al primo post che avevamo scritto al riguardo (che potete leggere scorrendo sotto) ci sono stati due aggiornamenti importanti. Entrambi fanno ben sperare in un avvicinamento tra Unione Europea e Inghilterra. Buone notizie quindi per trasporti, viaggi e commercio; non possiamo dirlo ancora troppo forte, ma ci sono buone speranze che l’inghilterre resti in Europa

Il partito Laburista a favore di un nuovo referendum

Il primo aggiornamento riguarda il leader dell’opposizione, Jeremy Corbyn che si è dichiarato a favore della campagna cosiddetta People’s Vote, quella che chiede un ritorno alle urne in materia di Brexit. Per il moment il support di Corbyn appare ancora debole e motivato soprattutto dall’uscita di 9 dei suoi dal partito causa, a quanto pare, divergenze di pensiero sul tema Brexit, appunto. Per tenere unito il partito Corbyn ha dovuto cedere sul secondo referendum. Resta comunque da vedere come reagirà il Parlamento e se supporterà l’idea.

La Brexit potrebbe slittare

Il secondo importante aggiornamento riguarda Theresa May, il Primo Ministro inglese che, in un ultimo tentativo di tenere a galla il suo partito, ha proposto di togliere tra le possibili soluzioni alla Brexit l’opzione “no-deal”, nessun accordo, facendo così slittare il Brexit Day dal 29 marzo a data da destinarsi.
Questa proposta, che è stata già votata e approvata in una prima tornata alla House of Commons ma senza una maggioranza valida, ha buone probabilità di essere approvata alla prossima votazione in quanto diversi memebri del parlamento sostengono adesso che l’Inghilterra non sia pronta per il grande passo definitivo.

Cosa significa tutto questo per gli italiani?

Indubbiamente questi due aggiornamenti fanno sperare in un futuro più semplice per chi ha rapporti con la Gran Bretagna per lavoro, turismo, studio. Di certo, se si eviterà l’opzione “no-deal”, tutto sarà ridimensionato e si fa più probabile uno slittamento del Brexit Day dal 29 marzo a data da definire.
Per sapere che documenti servono per andare in Inghilterra, leggete qui.
A presto con aggiornamenti!

[segue il primo articolo postato il 17 gennaio 2019]

Cosa è successo il 15 gennaio? Il “deal” di Theresa May non è stato approvato

Il 15 gennaio, il parlamento britannico ha rifiutato il patto (a volte al telegiornale sentirete parlare di “deal/no deal”) tra il primo ministro, Theresa May, e la UE. Il 16 gennaio l’opposizione non è riuscita ad ottenere il voto di fiducia. Cosa comporta per gli italiani? E cosa succederà adesso al governo inglese? 

Si presentano tre scenari possibili:

1. Il governo avvierà il confronto tra i partiti e proverà a rinegoziare con la Ue

Mancano due mesi al ‘Brexit day’ il 29 marzo, quando, se non cambia niente, l’Inghilterra uscirà dall’Unione Europea. Analizzando la situazione in Inghilterra, molti politici dell’Unione Europea sono propensi ad accettare la proroga (probabilmente di altri 3 mesi) dell’articolo 50 (con cui l’Inghilterra è fuori dalla UE). Dopo di che, il governo inglese potrà decidere di trovare un accordo che abbia l’appoggio anche della UE. 

Probabilmente, come richiede il partito laburista (l’opposizione), il Regno Unito rimarrà nell’Unione Doganale della UE. Se così sarà, significa che permarrà sia una relazione stretta tra il Regno Unito e l’Europa sia la libertà di circolazione che consentirebbe, come già succede, di viaggiare tra l’Italia e l’Inghilterra senza problemi. 

Credo che non sarà facile per l’opposizione portare a casa questo risultato, già molti ministri hanno detto che non appoggeranno il legame con l’Unione Doganale e quindi, si passa allo scenario #2: 

2. Il Regno Unito uscirà dall’Europa senza nessun accordo (il famigerato “No Deal”)

Se non si riuscirà a firmare un accordo prima del Brexit day, l’Inghilterra sarà fuori a tavolino, secondo quanto imposto dall’OTC (Organizzazione Mondiale del Commercio, World Trade Organisation). Cosa cambia per gli italiani se dovesse verificarsi questa opzione?

– documenti: è stata ventilata l’ipotesi di un visto per i cittadini dell’Unione Europea e il vincolo dei sei mesi di validità residua per i documenti. Si potrà usare ancora la carta di identità per andare in Inghilterra? Non si sa ancora… 

– voli: non si prevedono interruzioni per i voli, però visto che i controlli alla frontiera saranno più complessi, potrebbero verificarsi dei ritardi. Ci aspettiamo anche code lunghe alla frontiera a Calais (Francia) e Dover (Inghilterra). 

Personalmente, ritengo che questa opzione non sarà applicata, sono più propenso per lo scenario 3: 

3. Si torna a votare, e l’Inghilterra potrebbe rimanere in Europa!

Quasi tre anni dopo il ‘Brexit vote’, c’è molto movimento da parte dei gruppi che chiedono un secondo referendum. I sondaggi indicano che ad oggi il 54% degli inglesi voterebbero per rimanere in Europa (remain) e il ‘People’s Vote’ sta iniziando ad ottenere il sostegno anche dai membri di alcuni partiti. 

In questo momento, però, non esiste una maggioranza che sostenga il nuovo referendum. L’opposizione non dà il proprio sostegno, ma aveva annunciato a settembre che, se non fossero riusciti a portare il Paese a nuove  elezioni, avrebbero dato il proprio consenso. Visto che, dopo il voto del 16 gennaio, il governo May non è decaduto, il loro sostegno al nuovo referendum diventa più probabile.  

E se l’Inghilterra voterà di nuovo? Personalmente spero nella vittoria del “remain” per restare in Europa, ma staremo a vedere cosa succederà! Lasciate i vostri dati per restare aggiornati:


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Alla prossima puntata, grazie!
Simon

Questo post è blu, preciso, diritto alla meta, parte da una serie di considerazioni e arriva ad una conclusione. Ciò che insegniamo ai nostri ragazzi a York e Williamstown: concentrazione, determinazione, dritti alla realizzazione dei propri progetti.