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Il Rosso del Metodo Tels™ spiegato con i campioni di Wimbledon

Il Rosso del Metodo Tels™ spiegato con i campioni di Wimbledon

Il Metodo Tels™: inglese e competenze trasversali

Imparare l’inglese è importante, ma altrettanto essenziale è lo sviluppo delle competenze trasversali o soft skills.

Canalizzare passione e coraggio (rosso), mettere a frutto la propria creatività (giallo) in perfetta armonia con gli altri e con l’ambiente (verde) usando il pensiero logico ed essendo focalizzati sull’obiettivo da raggiungere (blu): il tutto per realizzarsi come cittadini globali e felici (silver), pronti a dare il proprio contributo per migliorare il luogo in cui si vive.  

Questo è in sintesi il Metodo Tels alla base del Grand Tour Tels, un progetto didattico rivolto a studenti e docenti allo scopo di favorire l’apprendimento dell’inglese e lo sviluppo di competenze trasversali essenziali nel XXI secolo.

Per spiegare in modo semplice i colori del Metodo Tels™, abbiamo preso spunto da alcuni dei protagonisti del torneo di Wimbledon, un baluardo della cultura sportiva made in UK

Captatio benevolentiae: ci perdonino i veri esperti di tennis se questo articolo non è ineccepibile dal punto di vista tecnico: l’intento è altro.

 Il lato rosso di John McEnroe

Nel Metodo Tels™, il rosso è il colore del coraggio e della passione – anche travolgente. La passione è alla base di qualsiasi impresa o carriera di successo. Tuttavia, se non viene incanalata e indirizzata adeguatamente, essa può condurre a risultati al di sotto delle aspettative.

Se si pensa al rosso, dunque, non può non venire in mente un grandissimo tennista del passato. 

Il suo nome è John McEnroe, tennista newyorchese di fine anni Settanta e anni Ottanta, dotato di un talento immenso. Erano i tempi delle racchette di legno e il tocco di McEnroe aveva un che di sinfonico. Non a caso, forse, McEnroe è anche un ottimo chitarrista.

Anche se i ragazzi d’oggi non lo hanno visto dal vero, il suo nome è ben conosciuto anche tra i fan di tennis più giovani per via del film Borg McEnroe, uscito soltanto due anni fa, con un notevole successo.

McEnroe alle prese con il giudice (e con il proprio “rosso”)

McEnroe riuscì a vincere a Wimbledon [ndr sapevate che si pronuncia “wimbeldon” /ˈwɪmb(ə)ldən/, come gentleman?] tre volte, ma avrebbe forse aggiunto un altro paio di successi se non fosse stato vittima di sé stesso e dei suoi frequenti outburst of temper – scatti d’ira, in italiano – che lo portavano a urlare contro gli arbitri, spaccare racchette e a volte a litigare con il pubblico (e anche l’avversario).

Attenzione. Non dobbiamo pensare che il rosso sia stato l’unico colore a contraddistinguere McEnroe, al quale va dato atto di essere riuscito a fare una brillantissima carriera, raggiungendo quindi il suo silver.

Per diventare il numero 1 del mondo – e lui lo fu per diversi anni – ed essere un tennista pienamente realizzato (silver) è stato infatti necessario, come nel suo caso, avere anche una grande dose di creatività (giallo) e una forte determinazione (blu). Quanto alle buone maniere (verde), diciamo che le ha sviluppate di più al di fuori del campo, basti ascoltare alcune sue interviste recentemente rilasciate nelle quali ha spiegato i suoi sforzi per smussare i lati “troppo rossi” del suo carattere.

Come detto, poi, è anche diventato un buon musicista e ha creato una rock band, dando quindi prova concreta di aver sviluppato il lato definito dal Metodo Tels come green, essenziale per l’armonia di un gruppo, sia esso di musica o di altro. Evidentemente, ha partecipato alle attività verdi del nostro Grand Tour Tels per sviluppare le competenze trasversali necessarie oggi 🙂

McEnroe, dunque, rappresenta un buon esempio di come, partendo dalla propria natura, si possano sviluppare altre caratteristiche che permettono una crescita personale a 360°.

Così ha fatto anche il suo alter ego, lo svedese Borg, ma magari ne parleremo un’altra volta.

Goran Ivanisevic, il rosso del “cavallo pazzo”

Nel 2001 il croato Goran Ivanisevic ha realizzato un’autentica impresa: essere l’unico uomo a vincere a Wimbledon con una wild card, ovvero l’invito “speciale” che gli organizzatori del torneo distribuiscono in via eccezionale ai giocatori che non avrebbero avuto il posizionamento di classifica mondiale adeguato per partecipare.

Ivanisevic a Wimbledon

Ivanisevic a Wimbledon

Ivanisevic si era infatti perso per strada, diventando nel tempo sempre più vittima del suo lato “rosso” privo di controllo. Non a caso uno dei soprannomi che gli erano stati affibbiati era Cavallo Pazzo. Quante racchette distrutte dopo un errore banale, quanti passaggi a vuoto, quante liti con gli arbitri ma soprattutto con se stesso! Quel “fuoco” interiore era sempre più spesso la causa delle sue sconfitte nonostante il suo grande talento atletico.

Cosa successe quindi nel 2001? Guardando gli ultimi scambi della finale con l’australiano Pat Rafter, tennista decisamente più “verde” con quel modo elegante e armonioso di muoversi, appare evidente che Ivanisevic riuscì a combinare i colori del Metodo Tels™ in modo efficace. Non litigò con nessuno – nemmeno con se stesso (verde) – ricorse alla sua creatività (giallo) senza però strafare come suo solito: in altre parole fu particolarmente focused (blu). Risultato? Il silver(ware), inteso come l’argenteria che portò a casa come trofeo, accompagnato dalle lacrime di gioia per aver vinto, ma forse anche e soprattutto per essere andato al di là di un proprio limite personale.

In tutto ciò, abbiamo il sospetto che per arrivare al silver Goran sia venuto con noi a Salisbury o a Winchester… O forse direttamente a York? Le sue competenze trasversali hanno fatto un salto di qualità notevole…

Nick Kyrgios… il presente, tinto di rosso

Chi è l’erede – in quanto a colore rosso, non a risultati raggiunti – di McEnroe e Ivanisevic oggi? I candidati sono diversi, ma uno che ci sembra appropriato per rendere il concetto è Nick Kyrgios.

Il ragazzo australiano di origine greca ha molti fan tra giovani e giovanissimi, forse per i suoi colpi a effetto, ma forse anche per la sua eccessiva esuberanza, che rischia di passare alla storia – del tennis – come uno dei tanti casi di grandi incompiuti. 

Il talento non gli difetta e nemmeno i mezzi fisici – da ragazzino sembrava potesse fare carriera nel basket. Il problema, però, è che Nick, per quanto offra sprazzi di creatività, sembra non aver sviluppato né la capacità di avere un rapporto armonioso con gli altri – frequenti i suoi episodi di mancanza di rispetto per gli avversari –  né di rimanere determinato sull’obiettivo.

Per questo anche quest’anno a Wimbledon sarà difficile vederlo arrivare al silver(ware)… Ma se fosse interessato al Metodo Tels™ e a sviluppare le competenze trasversali e, perchè no, a lavorare anche sul suo inglese australiano 🙂 – anche i madrelingua possono migliorare – può sempre contattarci, scrivendoci o chiamandoci:

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Grazie a Levg e a David Wilmot per le foto.